Per spiegare il significato del termine "grammatica" rispetto alle emozioni propongo la seguente metafora. Diamo uno sguardo al testo scritto in rosso, quindi riflettiamo su quali sensazioni ci ispira.
Il Codice
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Si tratta di un insieme di segni che conosciamo, se presi singolarmente: lettere dell'alfabeto e simboli di varia natura. Non siamo però in grado di interpretarli, per quanto rappresentino qualcosa per noi importante e conosciuta a tutti. Un computer, viceversa, saprebbe bene di cosa si tratta. La lingua o la "grammatica" usata dal nostro computer è diversa dalla nostra. Il testo in rosso è l'equivalente del cuore che possiamo vedere nell'immagine.
Le seguenti parole:
Un cuore rosso su sfondo bianco
(Ovvero la rappresentazione delle righe di codice sopra esposte)
ci sono certamente familiari. Ma in realtà non sono affatto il corrispettivo delle emozioni che possiamo collegare al "cuore". Le parole, infatti, possono descrivere le emozioni, ma sono qualcosa di molto diverso da esse.
Se le emozioni usano una lingua alternativa a quella del pensiero razionale ci si potrebbe chiedere in che modo ne abbiamo consapevolezza. La risposta è che utilizzano un "traduttore", proprio come nell'esempio del codice informatico descritto poco sopra: in quel caso il traduttore, composto da circuiti elettronici, plastica, metallo e software è il computer, nel caso degli esseri umani il traduttore è il corpo. Non esiste emozione che non abbia un corrispettivo corporeo.
La gioia, ad esempio, provoca cambiamenti importantissimi su tensione muscolare, pressione sanguigna, ritmo cardiaco, sudorazione, ormoni (messaggeri chimici che trasmettono segnali da cellula a cellula) e neurotrasmettitori (molecole che governano il funzionamento del sistema nervoso). Si genera, in una condizione di gioia, ma anche di tristezza o in presenza di altre emozioni, un "assetto" che ha poco a che vedere con la razionalità, la logica, la parola, anche se questo non significa che la razionalità non abbia un suo ruolo. Tutto ciò è ampiamente dimostrato dalle neuroscienze e dalla neuropsicologia grazie ad apparecchiature molto sofisticate.
Tutta l'esistenza è condizionata in modo determinante dall'esperienza. Non esiste però esperienza che non passi attraverso il corpo. Il mondo assume il suo significato, in primo luogo, grazie a occhi, orecchie, mani, bocca e così via. Non si ha conoscenza di una mente non connessa a un corpo. Il corpo modifica la mente come la mente modifica il corpo senza soluzione di continuità. Non esistono emozioni senza corrispettivi cambiamenti corporei: il Training Autogeno agisce proprio in questo continuum mente-corpo e viceversa.
Emozioni, Società e Memoria Somatica
Anche le emozioni "subiscono" le influenze della società e gli effetti della "socialità".
In molti luoghi permane tuttora la concezione che, a differenza delle donne, gli uomini non debbano esprimere i loro sentimenti attraverso il pianto. Nell' '800, in certi ambienti, era "sconveniente" per una fanciulla guardare negli occhi una persona poco conosciuta. La gioia oppure il dolore era opportuno esprimerli "nei dovuti modi".
I costumi sociali influenzano l'espressione dei vissuti emozionali anche al giorno d'oggi.
Il dibattito se le emozioni siano apprese o innate è oggetto di numerose ricerche. Ci sono prove a favore dell'una e dell'altra ipotesi, anche se ormai si da per scontato che alcune di esse siano innate. Possiamo chiederci, al di là di interrogativi così impegnativi, quanto e se il nostro mondo emozionale sia stato influenzato da situazioni, persone o eventi della nostra vita. Molti attribuiscono a fattori ben individuabili l'insorgenza della loro ansietà. Ma quanto il contesto nel quale siamo nati e cresciuti ha giocato un ruolo attivo sul nostro modo di affrontare la vita, sul "colore" col quale guardiamo le cose, sulle valutazioni che abbiamo delle diverse vicende che ci riguardano in modo sia diretto che indiretto? Quanto hanno contato (o contano ancora) le influenze delle persone per noi importanti, primi fra tutti i genitori?
Se è vero che l'esperienza ha come suo tramite il corpo, allora possiamo supporre che esista una sorta di "memoria somatica", ovvero un legame tra le parti che costituiscono il nostro corpo e le vicende della nostra vita.
Una signora, durante un corso di T. A., raccontò di non riuscire a provare il calore alle gambe. La cosa si mantenne costante per diversi incontri. Una sera, su sua richiesta, approfondimmo la questione. Dopo alcune domande ricordò un'occasione nella quale provò una forte sensazione di calore alle gambe: fu quando venne investita dall'esplosione del suo forno a gas. Alle gambe si era associata la memoria di quell'evento. Un'emozione che divenne, da quel momento in poi, "bloccata".
Un'altra persona in un altro corso, questa volta un ragazzo, raccontò, anche lui, che non riusciva a provare calore sulle gambe, mentre sulle braccia la sensazione era molto intensa. Questo "non gli dava soddisfazione". Ad ogni incontro, questa persona, evidenziava non solo l'assenza di calore sulle gambe ma la differenza tra queste e le braccia. Su sua richiesta cercammo di capire il perché. Emerse che lui era molto orgoglioso "dei suoi bicipiti", molto soddisfatto della muscolosità delle sue braccia. Le gambe invece…non gli "davano soddisfazione". Questo giovane, durante l'adolescenza, non si piaceva molto, cosa che per qualche tempo lo aveva preoccupato. Dopo quell'incontro, con sua grande sorpresa, iniziò a provare calore anche nelle gambe, come nel resto del corpo.
Una ragazza aveva appreso con molta facilità tutti gli esercizi del T. A. eccetto quello del cuore. Riferiva di non sentire per niente il proprio battito cardiaco e questo la sorprendeva parecchio. Espresse il desiderio di capire il perché. L'insight fu pressoché immediato alla domanda se il cuore le faceva venire in mente qualcosa. In quel periodo, questa ragazza, viveva una vicenda sentimentale molto importante ma non del tutto definita. Il suo era un "problema di cuore".
Un ultimo esempio riguarda una ragazza che nell'esercizio della "Fronte fresca" provava un insopportabile fastidio. Emerse che viveva un conflitto piuttosto intenso tra razionalità ("la testa sempre in moto") e il desiderio di lasciarsi andare, di porsi in modo meno "controllato". Ma emerse anche altro: "controllati" era l'ammonimento che sin da piccola aveva dovuto subire da parte dei genitori, per quanto, a suo dire, fosse una bambina tranquilla.